domenica 27 dicembre 2009

VIA LATTEA TRAIL



Sono appena entrato nel saccopiuma, non ho portato il materassino e ho anche la schiena che mi fa male per fortuna in palestra non fa freddo, almeno qui si sta bene. dormo solo con la tshirt, appoggio il cappello sopra gli occhi, ho giusto il tempo di pensare a quello che ho appena concuso. le luci della palestra non saranno mai spente.
Non manca molto all'inizio della gara e c'e' ancora un po' di gente che deve ritirare il pettorale. Mau e' indaffarato ad inserire gli ultimi nominativi dei solit ritardatari questa e' la prima edizione la prossima fermiamo tutto una settimana prima confida. Una ragazza mi controlla che tutto il materiale obbligatorio sia in ordine, su fa molto freddo sarebbe da stupidi non avere con se il necessario. Francamente non so cosa voglia dire fare freddo, io che vengo dal mare, che solo pochi giorni all'anno vedo il termometro abbassarsi poco sotto lo zero. Tempo fa lasciai anche perdere sciare perche' sui campi da sci mi dava noia soffrire il freddo adasse per paradosso devo anche farmelo piacere. comunque non so cosa voglia dire bene fare freddo. mi cambio con dedizione utilizzando la camera di albergo del mio amico Lorenzo, infilo la doppia calzamaglia e te due termiche, lorenzo fa lo stesso, ci confortiamo a vicenda dicendoci che non sara' poi' cosi' difficile affrontare questi 30 km. Ci guardiamo negli occhi, ormai non possiamo che varcare la soglia e dirigerci verso la partenza.
I volti iniziano ad essere quasi sempre gli stessi, quelle delle grandi occasioni o piu' semplicemente gli occhi dei migranti, che si spostano da una gara all'altra per ceracare nuove sensazioni nuovi monti e panorami da scoprire, da vivere e da assaporare. Il briefing di Mau e di Nico e' chiaro: percorso leggermente ritoccato causa forte vento in vetta al freiteve si passa piu' bassi, ma fara molto freddo: attenzione ragazzi prima di tutto usare il cervello: faccio tesoro di queste parole e provo a concentrarmi prima della partenza. 3.. 2.. 1.. via percorriamo tutti assieme salice d'ulzio ed andiamo in su, chi corricchia chi corre e chi decide di andare gia' al passo. dopo poco inizia quella che a me spaventava un pochino semplicemente perche al mare nevica di rado e a genova sempre troppo tardi percui per me correre nella neve era una grande novita'. accendo la frontale come fanno quelli davanti e dietro di me. e' surreale, tutto e' buio l'appoggio del mio piede non e' stabile come su sentiero e ho una percezione distorta di chi mi sta davanti. e' strano procere con il rumore della suola che schiaccia la neve.

Al primo ristoro in zona sportinia (..) mi sento bene entro a mangiucchiare qualcosa e ad elemosinare qualcosa da mettere sotto i denti e qui ho il primo impatto con la montagna almeno con chi la vive 365 giorni all'anno, i fisici di chi mastica veramente queste montagne non hanno nulla a che vedere col mio, e' una triste realta' a cui non posso sottrarmi. esco col magone e penso che ho ancora da affrontare 26 km di neve. il gruppo ormai e' svuotato, mi dirigo da solo alla luce della mia frontale verso la punta del col basset 2600 mt sopra il livello del mare. davanto a me che procede nel buio ho solo una persona ma appena passato un piccolo promontorio vedo una scia di lumini che percorrono a zig zag la montagna, sono le frontali delle persone che ho davanti. ho i brivi dall'emozione ed anche un po dal freddo, ma la serata con la sua stellata e' unica e quello che ho davanto e magnifico. procevo passo dopo passo, fortunatamente senza affondare troppo. la salita di fa dura e la mia frontale illumina poco dopo i miei piedi, raggiungo la persona che avevo davanti a me, e' giovanni, gli dico di non mollare e che fra un po' fara' caldo basta solo passare la cresta e via il gioco e' fatto. pochi minuti e sono dinuovo solo nel buio. procedo e faccio un traverso fino ad intravedere la parte illuminata del coll basset. quei 300 mt di dislivello saranno micidiali per una quanrantina di persone che a causa della rigidita' della temperatura soffriranno di ipotermia. copro ogni parte del mio corpo lasciata al vento e salgo muovendo splalle e braccia per tenermi caldo, in cima c'e' un tizio che controlla chi sta salendo e chiedo a che temperatura siamo, -24 ma con questo vento la percezione e' di 10 gradi di meno, a brevi calcoli -34. entro nel rifugetto e scruto tutti quelli che mi circondano. incrociamo gli sguardi, gli occhi sono pieni di lacrime da vento, trovo conforto in una tazza di the caldo. esco seguendo due tizi ed insieme corriamo in discesa alla volta di sestriere. 5 km lunghi nella neve, nel silenzio, nella notte. a meta' discesa inizio a vedere le frontali dei concorrenti che stanno ritornando indietro. una piccola porzione di neve fa da cordolo tra chi sale e chi discende, e' strano come vengono rispettati i sensi di marcia in queste occasioni. raggiungo setriere stanco ma non troppo affaticato. scambio due batute con max mentre provo a bere un po' di the' ma e' troppo caldo, giro di boa e ritorno per la stessa strada della discesa. Incontro davide con Maria carla che stanno venendo in giu' gli dico che non manca poi tanto al ristoro , ma e' una balla. sono dinuovo solo chi e' davanti a me sembra che sia lontano anni luce. procedo al mio passo e vado su, sembra una salita interminabile e lo e' per la mia testa , non e' facile tenerla distante da questa sensazione, ma comunque l'idea di ritornare a quelle temperature non mi rasserena. raggiungo dinuovo il col basset ed entro nel rifugio riguardando con gli stessi occhi le persone di prima ma stavolta i miei occhi sono piu' stanchi. un ragazzo e' avvolto in 3 coperte, sono pronti a portarlo in paese in motoslitta. ho tempo per un altro the e con una persona decidiamo di scendere per quella cresta ventosa. non ci sono storie bisogna scendere e velocemente. da qui in giu' solo discesa fino a salice, correndo per le piste della via lattea frenandomi un po' coi bastoncini o piu' semplicemente senza rischiare di accartocciarmi. intravedo le luci del paese continuo a procedere in discesa sono ormai passate da poco le 23. non manca veramente poi molto, un alpino di controllo mi dice di svoltare a destra e poi di proseguire sull'asfalto fino fino all'arrivo. 22 minuti dopo 5 ore passo sotto il gonfiabile della powerbar, una ragazza mi da la maglia da finisher, con nico commento che la fatica non esiste ma il freddo si .. abbraccio Mau complimentandomi per questa mastodontica edizione. davanti ad un piatto di polenta penso ai rischi, alla gioia di averli corsi, ai singoli momenti, ma sono ancora troppo vivi per riuscirli a catalogare.


martedì 22 dicembre 2009

PERCHE' CORRO



perche' corri? tempo fa avrei detto perche' era un buon metodo per smettere di fumare, poi, dopo, avrei anche aggiunto che era un ottimo metodo per perdere qualche chilo. adesso mi limito a dire a chi me lo chiede che corro perche' mi fa star bene. il gesto di correre e' un gesto semplice, che e' dentro di noi, e' un passo dopo l'altro ma semplicemente reso piu' veloce.
correre e' il prolungamento dei miei pensieri e' un modo per riprendermi un po' di tempo ed imparare dinuovo a stare con me per poter stare meglio con gli altri. tempo fa lessi una storia a mia figlia che raccontava di un ragazzo che era diventato ricco vendendo il tempo. dalla sua piccola bancarella sul ciglio della strada per pochi centesimi vendeva il tempo. le persone vista l'offerta iniziarono ad interessarsi ed iniziarono a comprarlo. poi la bancarella diveto' un vero negozio, che poi divento un piano di un palazzo che divento' poi quell'intero palazzo fino a diventare un grattacielo. il ragazzo si che era diventato ricco vendendo il tempo pero' non si era reso conto che lui il tempo lo aveva perso tutto. questo e' quello che ci sta succedendo. i dictact della societa' ci imprimono regole non scritte facendoci perdere momenti di liberta. ecco correre mi permette di riprendermi un po' di questa liberta'.