mercoledì 24 marzo 2010

la fatica


una reale esperienza conoscitiva - la fatica

questo riportato qui sotto e' un breve racconto dell'esperienza dello scorso maggio dove ho concluso le porte di pietra 70 km con una preparazione di pochi km sulle gambe.


e' quasi l'una del mattino, la mia frontale illumina l'ultima parte del sentiero prima di imbroccare la lingua di asfalto che mi portera' al traguardo di questi miei primi 70 km. spengo la lampada, afferro i bastoncini e riprendo a correre (se cosi' di puo' dire) e passo sotto il gonfiabile. sono arrivato. mi godo i pochi applausi dei pochi rimasti e mi siedo. mi siedo a pensare.
al 50 esimo km il mio destino e' segnato. sono quesi le 19 di sera, sono nel cancello, ma non sono sicuro di voler continuare. le gambe ma soprattutto i piedi mi fanno male e lo sfregamento dell'interno coscia inizia ad essere adesso doloroso.
un tizio del soccorso alpino mi chiede come sto .. stavo meglio con mia moglie e mia figlia ieri sera gli rispondo ironico .. lui mi guarda e mi dice, vai provaci al massimo ti fermi al prossimo punto sosta, sei arrivato fino a qui e' un peccato lasciare perdere. mi conferma che c'e' ancora una brutta salita e una pesante discesa poi dal 60 km in poi ancora discesa spaccagambe. ci penso un minuto e riparto
Al successivo punto di controllo decido definitivamente di mollare, l'ultima salita mi ha spezzato le gambe e la discesa mi ha distrutto i piedi. aspetto seduto al rifugio orsi la scopa per comunicargli la mia dipartima, ma ironia della sorte da li non si puo uscire, bisogna continuare fino al 60° km.
siamo in tre, gli ultimi, oppure i primi al contrario. accendiamo le frontali ed andiamo avanti.
perche' mllare, perche' proprio adesso, mi chiedo. francamente non ha senso. stringo i denti e vado.
sara' il buio, la sensazione unica di procedere passo dopo passo nel silenzio, in una realta divesa da quello che vivo regolarmente, ma trovo tutte le energie per portare a termina questa piccola mia e personale impresa.
da qui in poi il buio ed il mio fiato sche scandice il ritmo delle mie gambe, nulla di piu' che sensazioni di fatica che si trasformano in piccoli sprint di energia.
e' quasi l'una del mattino ed anche io concludo la mia prima ultra trail.

in questi mesi mi sono sottoposto ad una ricerca mentale per vedere come le condizioni mentali ti possono cambiare la visuale sulla prospettiva di gara.
ad agosto dello scorso anno ho tentato di analizzare il punto del raccontino dove al 50esimo km avevo deciso di dare forfait. in quel momento nella mia testa non c'erano pensieri diversi dal mi fanno male le gambe e i piedi, se mi ritiro va bene lo stesso tanto non ho preparato questa gara, mi ritiro che se no i miei amici mi devono aspettare troppo
Insomma non c'erano le condizioni mentali che mi potevano far arrivare all'agoniato traguardo.
al punto di sosta del 55 km, dove non avevo vie d'uscita, la mia situazione e' cambiata perche' prima di tutto sono stato un po' al riposo un po' perche' l'arrivo dei due dietro di me mi hanno coinvolto mentalmente. da li i pensieri sono radicalmente cambiati in posso arrivare anche io ed e' stupido mollare adesso, non manca poi molto e dai che ce la possiamo fare.
Attribuisco solo ora che la riuscita del traguardo sia stata raggiunta grazie ad una condizione mentale positiva.
solo ora perche'? nelle gare lunghe successive 2 il trail del monte casto e la via lattea trail dove la preparazione non e' stata comunque un gran che ho provato invece ad arrivare in condizioni mentali piu' rilassate, nel senso che in entrambe le gare avevo lavorato su ignezioni di positivita'. per il casto in piu' e' anche stato concluso in allegria anche con 2 nuovi amici ed e' stato simpatico condividere assieme la fatica
ne deduco che un approccio mentale positivo e di fiducia magari non puo' migliorare il risultato ma puo' essere determinante per portare a termine la prova.