martedì 27 dicembre 2011

Tutto riparte da qua



Tutto riparte da qua, la fine di un ciclo che ne fa per riaprire un altro. In questi mesi la mia testa e’ stata impigliata in tante situazioni che mi hanno immobilizzato le gambe e gli umori. Ora pero’ e’ tutto finito e finalmente posso ripartire con ancora qualche umore che mi scombussola la pancia, ma vivo un po’ piu’ sgombro dai fantasmi rispetto a prima.

martedì 27 settembre 2011

L'Altare – Portofino 23/9/11

L'Altare – Portofino 23/9/11




L'Altare è giustamente considerata una delle immersioni più spettacolari di tutta l'area del promontorio. La sua fama è dovuta alla particolare conformazione del fondale. In questo punto, infatti, la scogliera presenta una specie di 'taglio' molto profondo che forma un vero e proprio canyon, le cui pareti sono letteralmente tappezzate di corallo rosso.Passati i due pinnacoli che ne delimitano l'ingresso, il canyon scende per oltre una trentina di metri, fino a oltrepassare i 40 metri di profondità, e offre rifugio a tutti i tradizionali abitanti delle scogliere di Portofino: aragoste, nudibranchi, cerianti e, soprattutto, al corallium rubrum tipico della riserva marina. Risalendo è facile incontrare banchi di saraghi immobili a mezz'acqua, dentici e le ormai immancabili cernie brune che anche in questa zona trovano numerosi anfratti in cui rintanarsi. A causa della profondità, l'immersione nel canyon è consigliata solo ai subacquei dotati di un brevetto avanzato. Le roccie più vicine alla superficie, però, sono ricche di vita e assicurano una immersione piacevole anche a chi preferisce non spingersi in profondità.


Oggi e’ giornata di fine corso AOW e per finire in bellezza finalmente avro’ l’occasione di immergermi nel fantastico promontorio di Portofino. Siamo in appoggio Dell’European diving center e gia’ da subito si respira una bell’aria fraterna. A farci da guida Marco un toscanaccio che ci preannuncia stamattina altare perche’ oggi pomeriggio ho da fare un tuffo lungo per un paio di istruttori un po’ piu’ lungo. per me va bene tutto basta andare. Dopo un buon caffe ed un breve briefing saliamo sul gommone che da Santa Margherita ci portera’ alla boa di discesa. Tutto e’ pronto gonfio il gav e finalmente mi posso immergere in un nuovo paradiso.
Scendiamo in 6 seguendo la catena che ci porta al punto morto e da li iniziamo la nostra avventura mattutina. Intorno a me si cono branchi di salpe e saraghi ed inizia a farsi vedere qualche bella gorgonia colorata. Finalmente incontriamo il canyon e da li a turno scendiamo in profondita’. Con la torcia ispezioniamo gli anfratti ed i buchi e proviamo dei bei coralli rossi che pero’ non riesco a fotografare. Scopro scendendo che ogni buco ne e’ pieno. Arrivati a -30 passiamo per una scoscesa scogliera ricoperta di gorgonie, fantastico. Si sente che la temperatura e’ scesa un po’ ma un po’ per l’eccitazione ed un po’ per la meraviglia non ci faccio troppo caso. Da un buco esce una murena e finalmente anche io riesco a vederla nel suo ambiente naturale. Risaliamo per ritornare nel punto di ritorno e finalmente incontro una cernia di dimensioni epocali che coperta da un grosso masso ci guarda mentre la osserviamo a poca distanza senza andare via. Un magico incontro. E’ ormai passata un’ora sono uscito in Nitrox e dobbiamo tutti risalire per la sosta di decompressione. Portofino e’ come un acquario e non me ne ero mai reso conto. Magnifico.



lunedì 26 settembre 2011

Loano - Relitto del san Guglielmo

Apro una nuova sezione e divago un po' sul tema trail .. Sono le 9 del mattino e sono a Loano in un nuovo diving Il Marina Diving center. Oggi scendo in profonda per la prima volta sul relitto del san Guglielmo a circa 30 metri. I preparativi sono scrupolosi e inizio ad avere un po’ quel minimo di tensione per provare una cosa nuova e mai fatta prima. salimao sul gommone e ci dirigiamo verso la boa di approdo dove scenderemo a -28 in direzione del relitto. Monto gav e bombola e mi sistemo la maschera. Breve briefing e sono pronto a scendere, gonfio e mi butto in mare. Guardo sotto e seguo la cima della boa che si perde nel blu. Ecco il blu, e’ una sensazione fantastica essere avvolti nel blu e non vedere oltre. Forse a tratti e’ pauroso, l’ignoto dove non si puo’ vedere. Siamo in 6 e tutti fanno cenno che sono pronti. Scendiamo. Sgonfio il gav e pian piano si inizia la discesa come punto d riferimento ho la cima della boa. Man mano che scendiamo sotto di noi inizia a materializzarsi la sagoma del San Guglielmo e a quota – 20 e’ decisamente molto chiara sotto di no.


E’ fantastico e a tratti un po’ inquietante. Iniziamo a percorrere il relitto tenendo la murata sulla nostra sinistra. Purtroppo inizia ad essere tutto piu’ torbido a questa profondita’ e non riusciamo a godere appieno della meraviglia che ha dato per anni gioia a vacanzieri del primo nocevento. Da poppa arriviamo a prua, per quel che ne rimane e ci dirigiamo sempre aggirando la fiancata. Passiamo in mezzo ed in giro alle strutture che sono ancora rimaste integre col passare ormai di quasi un secolo dall’affondamento dalla prima guerra mondiale. Guardo manometro e computer e tutti quanti dopo 25 minuti di esplorazione dobbiamo ritornare in su. Pian piano gonfiamo il gav e risaliamo dino alla sosta di sicurezza a 5 metri. Li per 3 minuti continuo a guardare quel che resta di un pezzo di storia, fantasticando sulle avventure e sulle scorribande ma pensando che per la prima volta sono sceso a 30 metri di profondita’


La San Guglielmo era una lussuosa nave passeggeri di prima classe, varata a Glasgow nel 1911. Nel corso della I Guerra Mondiale fu trasformata in trasporto truppe.L' 8 Gennaio 1918, la San Guglielmo stava dirigendo per Gibilterra insieme alla gemella San Giovanni, sotto la scorta del cacciatorpediniere Bersagliere. Improvvisamente, un sommergibile Tedesco lanciò un siluro che colpì la San Guglielmo; il Comandante diresse immediatamente verso la costa, tentando di incagliare la nave per evitarne l'affondamento, ma i danni erano troppo gravi, e la San Guglielmo affondò in prossimità della costa di Loano. Un uomo dell'equipaggio morì nell'affondamento.

martedì 13 settembre 2011

TRAIL DEL GOLFO DEI POETI EDIZIONE ZERO 2011

Riviere,bastano pochi stocchi d'erbaspadapenduli da un ciglionesul delirio del mare;o due camelie pallidenei giardini deserti,e un eucalipto biondo che si tuffitra sfrusci e pazzi volinella luce;ed ecco che in un attimoinvisibili fili a me si aseerpano,farfalla in una ragnadi fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli.Dolce cattività, oggi, rivieredi chi s'arrende per pococome a rivivere un antico giuoconon mai dimenticato.Rammento l'acre filtro che porgesteallo smarrito adolescente, o rive:nelle chiare mattine si fondevanodorsi di colli e cielo; sulla renadei lidi era un risucchio ampio, un egualefremer di vite,una febbre del mondo; ed ogni cosain se stessa pareva consumarsi.











Montale scriveva di colori e magici scorci, cercava di evocare immagini ed emozioni di quelle 5 Terre tante amate nelle sue vacanze rivierasche. Ieri l’edizione Zero ha regalato ai 200 partenti fra corto e lungo l’essenza ed i profumi di quelle terre e di quelle piazzole a picco sul mare.

Arrivo tardi al ritiro pettorale e tardo alla vestizione e tardi alla partenza, inutile la ricerca col Ceccarelli (mi spiace ma ci pescheremo lo so) e solo di fortuna l’incontro col maudellevette che ieri pero’ e’ stato il maudelle5terre (4°assoluto)

Si parte e si sale per il primo strappo nel bosco e tutto va liscio, io e Luca teniamo un passo che ci permettera’ di affrontare i chilometri in serenita’, almeno quello e’ il mio pensiero. Alla fine del primo strappo si prosegue un po’ in falsopiano per arrivare ad un mondo nuovo, il mondo a picco sul mare.
Percorriamo i sentieri dei vignaioli, di quelli che fanno lo sciachetra’ e non te ne danno neanche una bottiglia ma il mare sotto di noi e’ una visione unica. Gli scorci sono mozzafiato di quelli che non si possono dimenticare.

Altro bello strappo su una bella gradinata che da Fosso sale in su’ senza lasciare troppo respiro e troppi pensieri nella mente. Raggiunta la vetta ci viene detto: girate di qua e ci vediamo fra 17 km … diciassette chilometri? Si proprio diciassette chilometri..

Nuovo obbiettivo: raggiungere Fossola, su un bel falsopiano corribile e sempre con Luca alterniamo corsa a passocorsa. Il nostro pensiero e’ sempre quello di tenere un po’ di riserva per dopo.
Bhe io finisco qua la mia gara, Luca prosegue al suo passo io al mio, mi raggiunge il mio amico Daniele che in passato abbiamo condiviso mareggiate e onde. Altre sensazioni ma uniche e anche tanto vicine.
La terza salita non mi lascia spazio. Le gambe non ci sono il cuore si, ma non basta. Sono ormai stanco ma chiacchierando un po’ di tutto il tempo passa. Sento il peso delle gambe su per il monte a tratti scoperto e pian piano arrivo lassu’ dove si respira ancora aria di mare.
Il mio obbiettivo 30 km sta per essere raggiunto e da quel passaggio si apre la vista sul golfo di la spezia con lerici davanti a me e la poesia di una giornata di trail nelle mie gambe. Vola via anche Daniele forse angosciato dalle mie parole … e rimango solo mentre percorro gli ultimi 400 mt di dislivello in giu’ tutto a gradini.
Arrivo trascinandomi e Stefano mi passa il testimone e taglio il traguardo con una birra in mano un minuto sopra le 7 infinite ore.

Ho respirato aria intrisa dei profumi, ho ammirato scorci del mio mare, ho ripreso un attimo di me correndoci sopra per 37 km. Grazie ragazzi.
Buona vita

lunedì 8 agosto 2011

Trail dei fieschi 2011



Questa mattina leggevo il commento di Gilberto Costa sul Trail dei Fieschi di sabato scorso, mi e’ piaciuto il pezzo finale che diceva “La panchina di legno che nelle giornate terse regala l’orizzonte lontano, il mare e scorci di riviera restava avvolta nella nebbia, galleggiando nel cielo”.
Galleggiare in cielo come sotto le stelle con la frontale accesa, come perdersi a guardare l’orizzonte o come restare basiti davanti ad un magnifico scenario, che belle sensazioni che ci regala questo mondo del trail e questa natura.
Sabato e’ stata una bella manifestazione, forse sono mancate le docce finali, ma l’umidita’ quella no quella c’era proprio tutta. Trail dei fieschi come in amazzonia.

La famiglia Fieschi si e’ arricchita con la mercatura, la finanza e l'acquisto di terre, questa famiglia si divise in numerosi rami. Il ramo più importante fu quello detto "di Torriglia"; questo e quello "di Savignone" discendevano da due fratelli di Innocenzo IV e perciò si erano formati sin dal XIII secolo. Il castello ormai e’ in rovina e poco sovrasta la cittadina, ormai.

Ormai come tutte le cose belle quelle ricche di storia, quelle che portano un significato sulle spalle, sono destinate a non essere ricordate a dovere e se particolarmente sfortunate a essere completamente dimenticate. Non nelle nostre memorie quelle appunto del 06/08/11 2° edizione del trail.
Si viaggia, si viaggia veloce nei single track e si rallenta davanti ai numerosi strappi. Simpatica attraversata delle colline circostanti che poi ci porta alla ormai decaduta colonia del monte maggio per finire velocemente in discesa.
Io e Stefano andiamo avanti insieme e chiudiamo in 2 ore e 40 minuti molto sereni.
Che questa gara cerchi di riportare un po’ di storia alla memoria dei piu’ e che non venga dimenticato che galleggiare in cielo ci porta ancora piu’ vicino a toccare i nostri sogni.

lunedì 1 agosto 2011

Correre per stare anche soli

E’ un po’ che non scrivo di corsa. Non mi sono mai fermato. Covacich scriveva “correre per stare lontani, per stare fuori, per stare soli” direi la definizione piu’ azzeccata di questo momento.
Ha un gusto strano assaporare la corsa senza dividere questo momento con nessuno, ognuno di noi lo fa. Sia che usciamo per una sgambata che per un grande evento li fuori ci sono solo io.
E’ un modo come un altro per staccare la spina e riprendersi i sensi. A volte quelli un po’ sperduti.
Sabato sono uscito con un vecchio compagno di palestra dei tempi che furono convertito anche lui all’endurance. Abbiamo avuto occasione di stare fuori ma non di stare soli. Abbiamo rivissuto una parte del nostro passato raccontandoci di come eravamo, di come cambiano le prospettive sulla base di nuovi spazi mentali.
I kilometri sono andati, non faceva neanche poi tanto caldo era anche mattino presto ed in meno di un paio di orette abbiamo chiuso una ventina di kilometri.
Le gambe iniziano ad esserci anche sui percorsi un pochino piu’ lunghi.



Stanotte e’ stata una notte tormentata. Ho sognato di mio padre che per la, forse, prima volta mi doveva parlare e per di piu’ del suo male. Che da li a poco non ci sarebbe piu’ stato e che ci avrebbe lasciato qualche risparmio. Complice dei mie pensieri, delle mie turbe e soprattutto del mio passato in sogno gli raccontavo che sapevo tutto e che non avevo bisogno di soldi, ma che mi sarebbe bastato una semplice giornata da padre e figlio che non ho mai avuto in quaranta anni. Mi sono svegliato di soprassalto e col cuore in gola. Non so se ci ho versato qualche lacrima. Alle 5.50 mi sono alzato per tornare a correre per stare solo ed anche un po’ lontano. E’ stato liberatorio.

mercoledì 15 giugno 2011

TEVA Trail 12/06/11 32 km 3h45minuti

I rodeo delle emozioni. terreno fertile per l'incertezza.

Per riuscire a ritrovare
la pace dobbiamo per
prima cosa coltivare il
coraggio di ammettere
le nostre mancanze e
l'accettazione del fatto
che non ci possiamo
arrogare alcun controllo
sulle mancanze degli altri.


lunedì 6 giugno 2011

Per l'acqua di Mauro Corona





Per l'acquaFermi!


Giù le mani dal mio passo argentato.


Non sono mica vostra!


Non sono affatto vostra!


Non voglio essere di qualcuno.


Sono di tutti, ricchi e poveri, belli e brutti, sani e malati.


Sono torrenti, fiumi, ruscelli, sorgenti, rigagnoli.Sono gocce, pioggia, neve, grandine. Nuvole.


Nessuno mi può comprare, dirmi roba sua.


Non sono un oggetto che si può rubare.


Sono l'acqua, l'acqua non ha padroni, non li vuole.


Ma loro vorrebbero me. Io sono libera, corro via, regalo momenti: disseto, lavo, rinfresco, ristoro.


Sono vita.


La vita non si vende né si compra.


La si può togliere.


Un tempo lavoravo.


Facevo girare mulini e segherie, alzavo magli, muovevo ingranaggi.


Davo una mano all'uomo e nessuno mi voleva soltanto per sé.


Ero per tutti e tale voglio restare.


Aiuto! I furbetti mi vogliono comprare, privatizzare!


Privatizzare?


Gente perbene indignatevi!


Alzate un grido, alzate la testa, alzate i bastoni, se necessario.


Difendetemi dai furbastri.


Vorrebbero privatizzare anche il fiato!


Io sono di tutti! Nemmeno le tegole mi trattengono.


Passo veloce alla grondaia, al ruscello, al torrente, al fiume, al mare.


Vado dove mi pare.


Vorrei andare dove mi pare.


Sono fuggitiva, corro, scappo, scantono, non fatemi imprigionare da chi vuol fare di me mucchi di soldi.


Patrimonio di tutti siamo rimasti in pochi: l'ossigeno, le nuvole e io.


Privatizzare me, è comprare le nuvole.


Poi vi faranno pagare il respiro.


Buoni, stiano buoni.


Voglio bagnare il viso di un bambino senza chiedere permesso a nessuno.


Tocca a voi, gente perbene, aiutarmi a farlo ancora.





Mauro Corona a favore dell'acqua bene comune




lunedì 9 maggio 2011

RUNNING Its much more than just one foot in front of the other...






La scorsa settimana ricevo dal mio amico Francesco una bellissima mail della sua amica Myrtha, che riporto fedelmente qui sotto, ha ragione Francesco quando dice che … la corsa è poesia del movimento, è espressione di leggerezza, di spensieratezza, di libertà … ma per goderne pienamente bisogna ritornare bambini prima con lo SPIRITO e la MENTE e poi a seguire con il CORPO tutto che non è, ahinoi, più quello che avevamo prima, si è un poco invecchiato, usurato, appesantito con il tempo.

E’ vero è la MENTE che comanda tutto !! è il pensiero che ci fa volare, è la nostra spinta ideale che si tramuta in forza di volontà che ci può fare tornare come eravamo

La corsa e’ un’alchimia emozionale. Hai ragione Francesco quando dici che spirito e mente devono per primi essere liberi gli rispondo.

Ma cosa vuol dire essere liberi quando alla nostra eta’ viviamo in confini sempre piu’ ristretti? Vuol dire tornare bambini, tornare PURI.

E’ la spensieratezza che e’ in ognuno di noi che finalmente viene fuori senza barriere e senza filtri.. E’ la purezza del gesto. La corsa e’ un’alchimia di emozioni che si intrecciano quando il cuore ti batte forte.

E’ l’immagine di mia figlia che mi corre incontro quando mi vede e mi stringe forte a se, la Bibi da quando ha iniziato a camminare ha voluto subito correre. Ha preso le piu’ belle patte per terra sbucciandosi ginocchia e gomiti. Ma si e’ sempre rialzata, anche con i lacrimoni che le scendevano giu’ dalle guance, ma sempre con la voglia di ripartire.

E’ la forza naturale che e’ in tutti noi, che rimane forse un po’ mascherata ma che prima o poi viene fuori. Perche’ e’ la sintesi, e’ Purezza

Lasciamo correre …

perche’ correre e’ molto di piu’ che un piede davanti all’altro…


Le corse dei bambini


I bambini corrono sempre. Me ne sto chiuso in casa a lavorare con la primavera che preme sui vetri e dalla finestra guardo mio figlio Giovanni. Corre quando mia moglie lo chiama. Corre quando arriva il postino. Corre quando va a prendere la palla. Corre anche se non ha niente da fare e nessuno cui andare incontro. Corre, corre sempre. E mentre lo guardo mi immagino il suo cuore, piccolo e veloce, sotto la maglietta che gli stringe il torace più grande ogni giorno che passa..


Starei ore a guardare i bambini che corrono, a immaginare il sangue fresco che gli scorre dentro e si perde in mille vene e capillari. Tante volte mi sono chiesto perché corrano sempre. A volte penso che sia per stare dietro al loro cuore che batte troppo svelto. Oppure perché con quei muscoli freschi ed elastici come molle non possono fare diversamente. Chissà… magari è così.O forse è qualcosa di molto più profondo. I bambini corrono incontro alla vita, in ogni cosa che hanno davanti vedono la vita. Tutta intera. Si avventano su per le scale, tre scalini per volta soltanto per arrivare in cima, punto e basta, non importa che cosa troveranno.Mi viene in mente una poesia di Giorgio Caproni (se non lo conoscete ve lo consiglio).


Vento di prima estate


A quest’ora il sangue

del giorno infiamma ancorala gota del prato,

e se si sono spentele risse e le sassaiolechiassose,

nel vento è vivo

un fiato di bocche accaldatedi bimbi,

dopo sfrenate

rincorse.



Ecco… le corse sfrenate, senza senso, senza meta. Quando ti senti dentro la vita e ti muovi per starle dietro. Le corri in mezzo, come avvolto dal vento. Sei tu che fai il vento mentre ti lanci giù per il prato.Corrono i bambini. Corrono anche i ragazzi. Poi un giorno senza un motivo apparente rallenti il passo. No, non è il fiatone (non solo), semmai è una fatica più profonda. Se corri, è perché hai la pancia o il colesterolo alto. Insomma, c’è sempre un motivo. Devi metterti una tuta, una divisa da corridore come per giustificarti.Me ne sono accorto un giorno nel Tribunale di Milano. Salivo le scale per andare a lavorare e all’improvviso ho notato che non correvo più. Ero solo nel grande atrio del palazzo e sentivo l’eco dei miei passi lenti. Allora ho provato ad accelerare, due, tre gradini per volta. Ma dopo una rampa mi sono fermato. Mi sentivo stupido. Correvo perché avevo fretta. E basta.Adesso guardo Giovanni in giardino. E provo invidia, per quanto un padre possa invidiare un figlio. Vorrei poter correre (vivere?) come lui e i suoi amici. Senza una ragione che mi spinga. Senza preoccuparmi di che cosa mi troverò davanti.

lunedì 11 aprile 2011

Una spessa linea di zucchero filato

Che bel allenamento, non ci avremmo scommesso 5 centesimi alle 6 e 15 di sabato mattina. C’e’ un’umidita’ da far paura, stare a genova e’ come stare in amazzonia stamattina. Sopra le nostre teste che’ un coltre di nebbia spessissima. Con Davide ci chiediamo perche’ proprio ieri era una giornata favolosa e stamattina invece c’e’ questo brutto tempo? Non riusciamo a trovare una risposta. Intanto incontriamo stefano ed iniziamo a salire. Il sudore cala sul nostro volto e goccia dopo goccia scende. Inizia ad essere tutto un po’ incredibile pia pianino vediamo una sagoma di sole che e’ appena salito in ciielo che man mano che saliamo si fa sempre piu’ evidente, piu’ nitida. Sembra tutto un po’ assurdo ma abbiamo “bucato” le nuvole come fanno gli aerei e adesso ci troviamo proprio sopra queste. E’ irreale, almeno per Genova trovarsi davanti questo scenario. Siamo gli unici (o forse ci piace crederlo) che stanno vedendo il sole. Ci fermiamo ad ammirare questo mare di zucchero filato.



Continuiamo il nostro giro passando per la vecchia cava e poi in direzione torretta di Quezzi che non ricordavo cosi’ lunga ma in un perfetto sentiero in falso piano impagabile per far girare le gambe. Poi una breve sosta e di nuovo in su per raggiungere forte Ratti bucando ancora quella spessa linea di zucchero filato. Ne esce un giro sereno di poco meno di 3 ore.

venerdì 8 aprile 2011

Richelieu - With my own two hands



Now I can change the world

With my own two hands

Make it a better place

With my own two hands

Make it a kinder place

With my own two hands

SALGO SU PER IL CRINALE, MI MANCANO VERAMENTE POCHI METRI PER RAGGIUNGERE IL FORTE. ULTIMO STRAPPO E CI SONO. SEMPRE LA SOLITA CARCASSA DI MACCHINA ARRUGGINITA, CHISSA MAI COME CI SARA ARRIVATA FIN QUI. OGGI E’ UNA GIORNATA FANTASTISTICA, POCO FA ERO IN SPIAGGIA E IN MENO DI TREQUARTI D’ORA SONO QUASSU’. HO FATICATO COME UNA BESTIA, MA FINALMENTE HO INIZIATO A SENTIRE NELL’ARIA QUEL BEL PROFUMO DI TIMO SELVATICO, QUEL PROFUMO DI LIBERTA’. HO INDOSSO LA TSHIRT DELL UTMB E UN PAIO DI CALZONCINI, SONO VENUTO SU DAL SENTIERO CHE SE LO VEDI DAL BASSO, SEMBRA CHE TAGLI LA MONTAGNETTA IN VERTICALE, MA CHE SE LO VEDI DALL’ALTO HAI COMUNQUE LA STESSA PROSPETTIVA. GENOVA LA VEDI BENE DAL MARE MA ANCHE DAI MONTI. IL SENTIERO E’ DIVISO IN 3 TRONCONI BELLI DRITTI CON TANTE BELLE PIETRE LISCE CHE QUANDO PIOVE O LO FACCIO DI NOTTE E’ UNO SPETTACOLO MA POI HA ANCHE 3 BREVI TRATTI DI DECOMPRESSIONE CHE TI FANNO PRENDERE UN POCHINO FIATO. OGGI HO LA MIA HANDLE BOTTLE CHE MI SONO COSTRUITO IN SETTIMANA E SONO GRATO DI ESSERE USCITO CON UNA BORRACCIA DI SALI IN MANO. IN CIMA E’ MOZZAFIATO, C’E UN PEZZETTO VERDE, MI SIEDO, STACCO LA MUSICA E CHIUDO GLI OCCHI. IL SOLE MI SCALDA, E RESPIRO, PRIMA CON AFFANNO PER LA SALITA POI PIAN PIANINO SI NORMALIZZA TUTTO. E’ UNA SENSAZIONE MAGICA, TOCCO CON LE MIE DUE MANI L’ERBA, WITH MY OWN TWO HANDS.


Now I could make peace on Earth

With my own two hands

And I could clean up the Earth

With my own two hands

And I can reach out to you

With my own two hands

MI ALZO RIPRENDO A CORRERE LUNGO IL SENTIERO INVERSO CHE MI PORTA AI CAMANDOLI, DEVO STARE ATTENTO AI PIETRONI PERCHE’ L’ULTIMA VOLTA CI HO PRESO UNA STORTA CHE MI HA LASCIATO GONFIA UNA CAVIGIA PER TEMPO. DA ADESSO IN POI E’ SEMPLICE E’ TUTTA DISCESA PER DI PIU’ ANCHE IN ASFALTO. NEL GIRO DI BREVE TEMPO SONO NELLA CREUZA CHE MI PORTA ALL’INIZIO DEL SENTIERO. INCONTRO UN PAIO DI RAGAZZI CHE VENGONO SU IN BICI, UN SEMPLICE CIAO E GIU DINUOVO. IL SUDORE MI ALLEVIA LA PRIMA SCOTTATURA DELLA SPIAGGIA E A TRATTI HO ANCHE QUALCHE BRIVIDO. POCO PRIMA DELLA 19 SONO A CASA, BACIO MIA MOGLIE E AFFERRO LA MIA PICCINA CHE CON ME HA PASSATO TUTTA LA MATTINA IN OSPEDALE


With our own, with our own two hands.

lunedì 4 aprile 2011

Trail Dei Gorrei 2011

A me piace. Mi e’ sempre piaciuto. Mi piace perche’ c’e’ Nando che lo organizza, Mi piace perche’ ci sono tanti passaggi brulli esposti senza un albero. Salite secche e discese tecniche. Mi piace perche’ ci sono i passaggi nei fiumi, dove ci sono le pozze che sembrano piscine naturali. Ieri avrei voluto tuffarmici dentro. Mi piace perche’ si respira ancora spirito trail. Semplice, puro e senza mezzi fronzoli. Mi piace punto e basta. Ieri e’ stata una giornata di sole e caldo epocale almeno per il periodo che fino alla scorsa settimana non si era ancora annunciato. E’ sempre bello incontrarsi abbracciarsi, sorridere e scherzare, e’ strano il mondo trail affascinante e vero come ben poche cose nel mondo dell’attuale sport. In pochi minuti sono pronto con le mie poche cose e quel sole che e’ appena salito in cielo e che proprio oggi ha iniziato a scaldare questo inizio di primavera. I primi kilometri sono su bel sterrato a tratti sentiero single trek e in poco tempo arriviamo in uno dei miei scenari preferiti. Una strada in brullo crinale che mi fa ricordare le foto di quelle 100 miglia americane. I primi 6 km sono la fine della gara degli anni passati percui vai di fiume e salitona che mi fa, da subito, arrancare e scoprire che le fatiche fatte fino ad adesso sono realmente molto poche. Al primo ristoro decido malaugatamente di prendere un gel e me ne ricorderò i km successivi. Il mio stomaco si appiccica ed anche con un bel bicchiere di coca non riesco a farlo ritornare sobrio. Alterno i sobbalzi a piccoli crampetti, ma che me frega.. Sono qui, di nuovo come gli anni precedenti. Ci si inoltra in un bel bosco, salgo scendo e giro ancora bene. Intorno al 16 km le mie gambe mi fanno ricordare che gli allenamenti in questi ultimi tempi sono stati non cosi’ intensi per continuare questi ritmi e pian pianino inizio a perdere forze e vengo superato da un bel po’ di gente. Non c’e’ problema. Ci sono, come ai vecchi tempi. Al 18 kilometro ho il tempo di paciugare un biscotto nel miele e farcirlo di uvetta per rimettermi in coda ed arrivare al bivio del lungo con il giro del corto. Quello che faccio io. Fra gli amici che incontro che mi sberleffano del perche’ io ho quasi finito, dico solamente in bocca al lupo e che quel lupo corra insieme a voi. Ancora un bel pezzo brullo e poi gli ultimi 3 kilometri tecnici in mezzo a alberi e ruscelli. Concludo in salita in 3 ore e 45 minuti questi 25 km che mi rimettono in sesta lo spirito ed il cuore. Non mangio e non faccio nulla se non catapultarmi in macchina e raggiungere le ragazze per andare assieme a teatro. Nel buio di quel teatro non riesco a togliermi dalla testa quelle immagini: i boschi, i riuscelli il sorriso di davide e stefano e di tutte le persone che ho incontrato, l’abbraccio di Nando la mattina e il sorriso di mia foglia che nel suo piccolo mondo pensa che suo papa’ sia un grande campione ( la mamma un pò meno ….).

giovedì 24 marzo 2011

Villa Gentile - Monte Fasce 2011



La regina delle salite genovesi. Lo ha fatto in una corsa in montagna all’antica datata 1982, quando a Mario Sossi, il magistrato sequestrato dalle Brigate Rosse e poi rilasciato in libertà, venne l’idea di far diventare gara quella “conquista” dei genovesi chiamata Monte Fasce, il rilievo di 840 metri che domina il Levante di Zena.

Leggevo stamattina su un paio di portali genovesi.
E’ anche vero che la corsa ha pendenze da skyrunner sia nella mattonata di apparizione che sul crinale prima dei ripetitori, e’ innegabile.

Ma ieri e’ stata proprio un’altra cosa, sabato notte ha burrascato come in piena estate, c’erano i fulmini che illuminavano a giorno e veniva giu’, si veniva giu’ di brutto. Dalla finestra pensavo, ma chi me lo fa fare, domani me ne sto a casa a dormire e poi se mai, ma solo se mai me ne vado a sgambettare. Complice una incredibile tosse della mia piccina alle 4 del mattino sono ancora sveglio e continuo a sentire la pioggia cadere. Mi corico sul divano ed aspetto le 7 per vedere cosa il cielo mi propone.
Non ho scampo, il vento ha pulito tutto, sembra irreale che poche ore fa tutto era completamente diverso. Alla partenza ci si rincontra tutti, io un po’ piu’ goffo degli altri, oggi e’ il mio debutto stagionale.
Mi cambio, rido scherzo e si parte per questi 8 km e 840 di dislivello.
Come sempre arranco, il clima e’ perfetto, le mie gambe forse un po’ meno. (come del resto il mio zainetto adiposo che mi porto dietro) e’ vero che prima di iniziare la meta’ della gara quei maledetti scalini sono proprio un incubo. Non me li ricordavo cosi’.
Comunque vado su.
Passo il Chiapparo ed inizio la scalinata che porta a Carrupola, si una mattonata che mi resta difficile da dimenticare. Da Carrupola gira tutto meglio, si apre il sentiero che porta al liberale e stranamente vado su. C’e’ un vento terribile e in maglietta inizio a sentire freddo. Dal liberale tutto e’ piu’ semplice, il traverso del fasce e poi dritti sul crinale delle antenne. Siamo in tre, con Ilaria saliamo ma lei va e mi lascia.
E’ pazzesco, la liguria si apre, solo ieri sera veniva giu’ l’universo adesso l’universo e li nei miei occhi. La vista si apre da ponente a levante, e’emozionale.
Ultima piccola fetta stavolta di asfalto che mi porta a tagliare il traguardo di questo 8km per 840 mt di dislivello in 1h e qualche manciata di minuti (7 o 8 non ricordo), neanche il tempo di salutare gli altri e ripartiamo in discesa per tornare a casa.
Ne uscira’ un 18 km con 840 +/- di dislivello in una bella prima giornata di primavera.

Dal mare nel pomeriggio riguardo quella punta e spiego alla mia piccola che stamattina non ho fatto colazione con lei per essere lassu’ a vedere un po’ meglio il cielo azzurro e grazie alla nostra corsa le nuvole sono andate via per poter passare un bel pomeriggio assieme in spiaggia.

Farla sognare non costa nulla
Mauro

lunedì 7 febbraio 2011

EVVIVA IL COMPLEANNO

Alla fine siamo riusciti con Raffa a finire la cucina, sabato sera ha cucito la tendina utilizzando una vecchio grembiule da cucina.
Lo abbiamo inserito in un cilindro di legno ed attaccato alla cicinetta con due anelli a vite. Abbiamo chiuso il tutto con due pomelli
In legno, ed infine ho sistemato il gancio appendi tutto come se fosse un rubinetto. Ecco il risultato … carino vero??

lunedì 31 gennaio 2011

La BABY CUCINA in lavorazione


Ho deciso di costruire io una cucinetta di legno per la mia piccina. Non ho mai (o quasi mai fatto) grandi lavori manuali ma l’idea mi e’ piaciuta fin da quando Raffa mi ha detto, potresti fargliela tu.
La scorsa settimana ho cercato un po’ on line se c’erano progetti per una semplice realizzazione e sono rimasto sorpreso per tante idee che pero’ alla fine partono da un progettino di base con materiali reperibili da ikea.
Non ci ho pensato troppo e sono andato ad acquistare il seguente materiale per la mia futura baby cucina …

un comodino Rast (9,90€)
un mobiletto portaspezie Bekvam (3,90€)
un portasciugamani Bekvam (0,49€)
pomelli Kosing (1,50 € conf.da 6)
1 mensola Ekby Tryggve (5,95 € delle dimensioni di 119x28cm)
1 ciotola Blanda Blank (ikea : 5,49€)
1 mouse pad di riciclo

Come inizio ho posizionato il mobiletto portaspezie sulla mensola non troppo in alto in modo da sfruttare la stessa mensola anche come parete e poi l’ho fissato con delle viti che avevo in casa, il risultato e’ stato abbastanza solido se penso al tipo di oggettini che dovranno contenere, poi ho iniziato a montare il mobiletto Rast senza pero’ la parte superiore.
Con questa parte ho tracciato un cerchio leggermente piu’ stretto della circonferenza della ciotola in modo da poterla incastrare dentro. Non avendo seghetti particolari e non volendo andare a farlo forare dal falegname ho voluto eseguire il taglio da solo con un semplice seghetto alternativo a mano montando pero’ una lama da legno piu’ spessa. Devo dire che non e’ stato semplice e francamente un po’ duro ma sono riuscito a fare il foro, esteticament avrebbe qualcosa da ridire ma incastrata la ciotola alla fine non e’ stato malaccio.
Con il mouse pad di riciclo ho ritagliato 3 tondi di diverse dimensione per simulare i fornelli e li ho semplicemente incollati con del semplice vinavil.
Ho montato la parte superiore al restante Rast e mi sono divertito ad attaccare i pomelli sia per i fuochi che per il futuro rubinetto.
Ho infine attaccato la mensola al Rast simulando la baby cucina come da foto. Finiro’ il tutto questa settimana e postero’foto finale, comunque ho impiegato solo due sere post nanna, percui senza fare troppo baccano e per un poco dotato del fai da te come me direi che il risultato non e’ stato poi malaccio.








mercoledì 12 gennaio 2011

NON SO SE LA MOTIVAZIONE E’ POI STATA RAGGIUNTA …


… ma sta di fatto che sono ripartito e siamo ripartiti con progetti che vanno al di sopra di ogni possibilita’. Ma sono ripartito e questa e’ la cosa piu’ importante.



Altitudine: 415m
Dislivello in salita: 300m

Ci siamo visti io Stefano e Davide per la prima notturna della stagione 2011 per “addentare” il forte Richelieu. Appuntamento ore 21 rotonda di Via Lagustena. Esco di casa alle 20.45 ed inizio a far girare le gambe subito in salita per via sturla poco dopo le 21 raggiungo il nostro punto di incontro. Scendiamo per imboccare la ripida via del Chiappeto. Il fiato inizia a farsi corto ed io so che non sono in forma ma devo andare e non fermarmi.
Saliamo fino a costeggiare le mura del Seminario e superate queste ultime finalmente proseguiamo su sentiero che, verso levante, raggiunge in breve il Serbatoio dell'Acquedotto Valle Noci; da qui continuiamo lungo il crinale che segue la bella valle del Chiappeto. E’ pero’ notte e non vediamo nulla se non quel poco che illuminano le nostre frontali. Tira vento ma non e’ freddissimo. Se fosse giorno la vista spazierebbe liberamente sulla valle dello Sturla a Est e sulla costa a Sud ma non lo e’ e lo dobbiamo solo immaginare. In breve tempo raggiungiamo il Forte Richelieu (415). Ci fermiamo ad ammirare quel solito spettacolo che ci riempe gli occhi: genova e le sue luci di notte.
Giusto il tempo di tirare il fiato e scendiamo dallo sterrato sulla destra che ci porterà alla strada della cava, ma noi scendiamo verso il capolinea del 67 di fronte al collegio di Don Orione (320m) da qui vero i i Camandoli per raggiungere il forte di Santa Tecla (180) e giù via la scoscesa mattonata che ci riporterà con i piedi fumanti e le frontali ormai spente al nostro ritrovo originale. Salutiamo Stefano ed io e Davide scendiamo per via sturla lasciandoci in piazza con un bel siamo ripartiti.
Entro in casa lasciando le scarpe fuori che le ragazze che stanno già dormendo, guardo l’ora, 1h e pochi minuti per tutto il giro, bhè siamo ripartiti proprio bene

FORTE RICHELIEU - Cenni storici: Situato in splendida posizione panoramica sopra le alture di Camaldoli il forte fu chiamato Richelieu nel 1748 in omaggio al Maresciallo di Francia Armando Duplessis di Richelieu, comandante dell'esercito francese in Liguria. In seguito il forte fu modificato e rinforzato più volte fino ad assumere l'aspetto attuale nel 1850. Usato ancora durante la seconda guerra mondiale come postazione antiaerea, oggi ospita all'interno delle mura i ripetitori RAI... ben triste sorte di un forte dal così significativo passato, se si pensa che tutta questa zona fu teatro di aspri scontri tra Francesi ed Austriaci, durante l'assedio di Genova del 1800. In quella occasione il forte rimase bloccato dall'avanzata degli Austriaci, che conquistarono le alture del monte Ratti ed il forte Quezzi, arrivando a minacciare Santa Tecla.

mercoledì 5 gennaio 2011

La Nuova Motivazione


E’ difficile ritrovare la motivazione.

Non e’ per nulla semplice, non riesco a focalizzare un nuovo obbiettivo e non riesco a riprendermi dal torpore in cui sto vivendo. Rileggendo “La motivazione nella pratica sportiva” di Francesca Bertuccioli mi sono reso conto che il mio orientamento e’ sempre stato frutto di una percezione individuale di successo o fallimento basato sui miglioramenti della prestazione confrontati con gli standard precedenti piuttosto che la reale competizione con altri, che siano compagni di allenamento o perfetti estranei.
Ho provato a vedere nella mia testa cosa e’ successo post CCC e mi sono realmente trovato in difficoltà per la ricerca di nuove motivazioni, perche’? Principalmente perche’ mi sono trovato stanco. Stanco fisicamente e mentalmente. Avevo bisogno di staccare la spina e ridare nuova linfa che pero’ non e’ arrivata.
Da fine agosto ad adesso ho fatto poche uscite svogliate. Qualche chilometro per strada e molto pochi offroads, tutto sempre a ritmo sereno e senza particolare interesse a migliorare umore e prestazione.
Ne sono venute fuori sensazioni pessime di lavoro di corsa e umoralmente ne ho un po’ subito le conseguenze. La svolta e’ stata sicuramente Portofino che a meta’ per malessere non mi ha fatto “andare” come avrei voluto. La settimana successiva ho ritirato i remi in barca e con l’ottima scusa della scarsa prestazione della domenica precedente ho avuto la possibilita’ di non rimettermi a correre come avrei voluto. Inutile confermare che il dopo e’ restato sull’ottimo filo di lana del dolce far niente.
Un nuovo anno e’ pero’ alle porte ed anche gia’ iniziato ed ovviamente e fortunatamente sono iniziate anche le voglie di mettere dinuovo scarpe e traguardi in bacheca.
Stasera riattacchiamo con la vecchia combriccola cercando di tirare fuori nuove motivazioni, obbiettivo semplice e mirato forte Richelieu